Alice uccisa dal fratello, i genitori esclusi dal processo: “Per la legge noi non siamo parte lesa”

Si torna a parlare del caso Alice Scagni, la 35enne uccisa a Genova lo scorso maggio. A toglierle la vita fu il fratello Alberto.

L’omicidio si consumò lo scorso 1 maggio nel capoluogo ligure. Il 42enne Alberto Scagni uccise la sorella Alice. I genitori si sentono abbandonati dalla giustizia e dallo Stato.

Alice Scagni omicidio genova
Alice Scagni (foto social) Topday

La coppia si trova ad avere una figlia al cimitero e l’altro in carcere. Alberto Scagni presenta evidenti squilibri psichici, i genitori avevano già segnalato più volte questo ma nessuno è intervenuto per fermarlo finché non è successa la tragedia. Al momento sono tre gli indagati per omissione di atti d’ufficio e omessa denuncia sul caso della morte di Alice Scagni. La Procura di Genova avrebbe iscritto al registro degli indagati dell’inchiesta parallela per omissioni una dottoressa della Salute Mentale e due poliziotti, accusati di non aver agito dopo la telefonata di 11 minuti al 112 effettuata dal padre di Alberto Scagni poco prima del delitto. Antonella Zarri – madre di Alberto e Alice- ai microfoni di Fanpage ha dichiarato: “Io e mio marito abbiamo appreso tutto questo dalla stampa, noi per la legge non siamo parte lesa in questo processo. Abbiamo presentato denuncia per omissioni, ma di fatto non possiamo partecipare a queste indagini. Nostra figlia è morta e l’altro figlio è in carcere perché, nonostante le nostre richieste di aiuto, nessuno ha fermato la sua mano. Come possiamo non essere vittime?“. La donna è, al contempo, madre della vittima e del suo assassino.  Una posizione tremenda che non può non renderla parte lesa insieme al marito. Eppure, per la legge italiana, è così.

Una figlia morta e uno in carcere

Alice Scagni uccisa dal fratello
Alice Scagni (foto social) Topday

La coppia è assistita dall’avvocato Fabio Anselmo il quale, tuttavia, non può verificare la correttezza del procedimento o visionare le prove. Non può neppure sapere come si sia arrivati all’iscrizione al registro degli indagati di queste tre persone. Per la legge i genitori di Alice e Alberto non sono vittime, anche se hanno una figlia morta e l’altro in carcere. La madre dei due ha proseguito: “Si tratta di un lavoro del tutto autoreferenziale: indagano le stesse persone che per prime non sono intervenute per fermare Alberto. Non ci fidiamo perché non abbiamo modo di verificare la genuinità delle indagini. Temiamo che tutto questo sia fumo negli occhi. Sembrano astuzie per allungare i tempi di una giustizia pagata con i soldi dei cittadini”. I genitori si sentono presi a calci in faccia e trattati come fossero estranei a quanto accaduto. Hanno dovuto sapere sempre tutto dai giornali e mai dalla autorità competenti. Non solo: laltro figlio, Alberto, in carcere non viene curato per i suoi disturbi. L’uomo a volte non ricora che fine ha fatto la sorella mentre altre volte si rene conto e piange disperatamente. Mamma Adriana conclude: “Io purtroppo non ho mai avuto notizie ufficiali dalle autorità su cosa fosse accaduto ad Alice, ho scoperto tutto da sola. E Alberto dovrebbe essere curato e questo non avviene: in carcere ha solo dei colloqui con gli psichiatri. Noi siamo pronti, aspettiamo che inizi un percorso di guarigione e in quel momento potremo piangere tutti insieme Alice perché non possiamo fare altro. In questo momento invece stiamo solo assistendo a una guerra di opportunità sulla testa di nostro figlio. Noi vogliamo una giustizia che non si limiti a dipingere Alberto come un mostro, ma che vada fino in fondo”.

Fonte: Messaggero, Fanpage

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