Violenza ostetrica: quando partorire diventa un incubo

La tragedia avvenuta al Pertini di Roma dove un neonato è morto soffocato, sta spingendo molte donne a parlare di un fenomeno ancora poco conosciuto: la violenza ostetrica.

Ostetriche e medici poco empatici, nessun supporto alle neomamme, addirittura il rifiuto di eseguire l’epidurale per alleviare il dolore. Per molte donne il giorno del parto e il periodo immediatamente successivo può diventare un incubo.

La violenza in sala parto
Molte donne sono lasciate sole dopo il parto/ Topday

Se ne parla poco ma esiste una vera e propria “violenza ostetrica” che molte neomamme subiscono: la costrizione ad allattare e ad occuparsi del neonato anche dopo tante ore di travaglio.
Una donna, madre di un bimbo di 14 mesi, attraverso una lettera anonima inviata ad un quotidiano nazionale ha voluto raccontare la sua esperienza. La neomamma spiega di aver vissuto una situazione molto simile a quella della mamma del neonato morto soffocato al Pertini di Roma. Nella missiva si legge: “Mi sto tormentando da giorni pensando che l’accaduto poteva succedere anche a me. Sono mamma da 14 mesi di un bimbo meraviglioso… il mio pensiero va al giorno del parto: ho subìto violenze ostetriche e una gestione del parto da CANI. Per cui mi chiedo: se non avessi avuto un compagno perfetto al mio fianco, come avrei reagito? È giusto subire esperienze simili? È giusto che persone simili facciano ancora un lavoro così bello ma delicato come quello dell’ostetrica?”

Le violenze subite in sala parto e dopo

Ostetriche spesso aggressive
La carenza di personale sta mettendo in ginocchio la sanità/ Topday

La lettera anonima prosegue con la descrizione accurata delle violenze subite: parole ostili da parte dell’ostetrica, racconta di essere  stata indotta dopo ore ed ore ed ore dalla rottura del sacco e non le è stata fatta l’epidurale nonostante lei supplicasse di fargliela. E una volta nato il bambino le cose sono solo peggiorate: “Una volta nato il bambino, avevo una paura tremenda, ma speravo di avere una mano. Chiesi se fosse possibile tenerlo al nido per un po’ dopo 25 ore di travaglio, cosa che mi è stata negata… Mi sono sentita dire dalla signora ostetrica “L’allattamento è un processo di cura e amore per il figlio, cose che in te, tesoro mio, non vedo“- si legge nella lettera. La donna prosegue spiegando che più volte le era  capitato di svenire dal sonno e nessuno entrava nella stanza a controllare che andasse tutto bene.

Fonte: Today, Wired

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