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Trent’anni di abusi da parte della famiglia: l’incubo di una ragazza disabile

Published by
Federica Pollara

A Catanzaro si è consumata l’ennesima tragedia: una trentenne era stata segregata dalla famiglia e resa mira delle loro violenze e minacce.

Finalmente la giustizia italiana si è mossa per salvare la giovane donna, affetta da un lieve deficit cognitivo. Era stata segregata dai genitori, entrambi di 58 anni, e anche le sorelle più piccole di 28 e 20 anni partecipavano alle violenze contro la trentenne.

I Carabinieri hanno arrestato la famiglia della 30enne (topday.it)

L’intera famiglia è stata arrestata dai Carabinieri di Gioia Tauro, in esecuzione delle quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Palmi, su richiesta della Procura della Repubblica. I quattro sono stati accusati del reato di maltrattamenti in famiglia.

La triste storia si è svolta a San Ferdinando, un piccolo comune nella Piana di Gioia Tauro, in provincia di Catanzaro. Nella loro casa di San Ferdinando, questa famiglia aveva deciso di segregare e abusare della loro figlia maggiore. Gli investigatori, che si sono occupati della ricostruzione dei fatti, hanno dipinto un quadro orribile.

Le indagini

La trentenne è stata costretta a subire di tutto, dalle pesanti minacce alle aggressioni fisiche del tutto immotivate. I genitori l’avevano costretta a vivere nella stanza più inutilizzata della casa, una specie di magazzino fatiscente colpito da umidità e muffa, senza pavimento e con la finestra rotta.

I genitori e le sorelle la picchiavano e minacciavano senza motivo (topday.it)

Negli scorsi mesi sono arrivate diverse segnalazioni alla Procura di Palmi, che ha iniziato le indagini lo scorso mese di Giugno 2022; pian piano sono emersi sempre più dettagli sulle condizioni di vita della giovane donna, impotente contro la famiglia che ha riversato su di lei violenze fisiche e verbali di ogni genere.

Dalla sua prima infanzia, la trentenne è stata costretta a vivere insieme agli oggetti di famiglia dimenticati: oltre al materasso su cui dormiva, nel ripostiglio c’erano una vecchia bici, secchi per raccogliere la spazzatura, scale e attrezzi da lavoro.

La porta era bloccata dall’esterno da un pesante lucchetto, l’unico in tutta la casa, ovviamente posizionato per impedire alla figlia di uscire dal ripostiglio. Inoltre la giovane veniva svegliata durante la notte o alle prime luci dell’alba per occuparsi delle faccende domestiche, incontrando insulti, minacce e percosse in caso di rifiuto.

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