Le coop entrano negli ospedali: 1500 euro al giorno per ogni medico

La carenza di medici assunti fa sì che gli ospedali ricorrano sempre più spesso alle cooperative. Ma qualcosa non torna e sono partiti i controlli.

Il fenomeno dei medici a gettone sta dilagando nel nostro Paese. Dopo la pandemia di Covid le corsie si sono svuotate: molti giovani hanno preferito trasferirsi all’estero dove gli stipendi sono più alti.

Medici cooperative
Medici delle cooperative (Ansa/Matteo Corner/archivio) Topday

Ora però il Nas è partito con le ispezioni, e l’Autorità Anticorruzione ha sollecitato un urgente intervento del Governo. Sono scesi in campo, perché il fenomeno dilagante dei medici a gettone sta assumendo proporzioni preoccupanti e pericolose. In Italia non esiste una legge che disciplini il ricorso a professionisti esterni e non assunti.  Così per far fronte ai vuoti di organico, le aziende sanitarie si rivolgono a cooperative specializzate che offrono medici free lance. Alcune volte le società garantiscono ai professionisti anche l’alloggio, oltre a una retribuzione che oscilla tra i 120 e i 150 euro all’ora. Ossia circa 1.500 euro per un turno di 12 ore mentre i dirigenti medici assunti negli ospedali hanno uno stipendio che oscilla tra i 2.400 e i 2.600 euro al mese. E così sempre più spesso i dipendenti delle strutture sanitarie cominciano a licenziarsi, perché è più conveniente lavorare a ore.

I rischi di avere medici “a gettone”

Medici cooperative
Controlli dei Nas ( Us Carabinieri) Topday

I Nas dei Carabinieri hanno avviato le ispezioni in tutt’Italia, per verificare con quali modalità gli ospedali abbiano assegnato gli appalti alle coop, i pagamenti, i servizi effettivamente svolti e la regolarità delle prestazioni, a partire da turni ripetuti dei medici. Il dossier verrà inviato al ministero della Salute e in caso di irregolarità i dati saranno trasmessi alle procure. Lo scorso 16 novembre anche l’Autorità Anticorruzione è intervenuta, chiedendo al ministero della Salute e a quello delle Finanze interventi urgenti. In una nota, il presidente Giuseppe Busia ha sottolineato che si rischia sotto tanti aspetti. Intanto un medico a gettone, spesso, per guadagnare di più,  arriva a fare anche 3 turni di fila: cioè 36 ore. A scapito della sua lucidità e, dunque, anche a scapito della sicurezza dei pazienti. Ma non è tutto: emergerebbero, anche irregolarità nella base d’asta con il rischio di sostenere costi elevati per la prestazione ricevuta; una non corretta individuazione dei fabbisogni, che può portare a selezionare personale non adeguatamente qualificato. E alla fine a rimetterci è il cittadino la cui salute viene messa “a gettone”.

Fonte: Corriere della sera, Messaggero

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